Racconti
Pubblicato da
Airin
on venerdì 27 gennaio 2012
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C'era una volta...
no, non parlo di fiabe o di racconti di guerra.
Parlo di quando amiche o conoscenti, incinta ma anche non, ti domandano: Ma com'è partorire?
Non so voi, ma io non so mai che rispondere.
Glissare? Oh, sì, fa un po' male ma passa tutto...vuoi un'altra tazza di tè?
Mentire? Una passeggiata, prima di accorgertene hai il bimbo tra le braccia e tutto è meraviglioso...ti va una tazza di tè?
Mentire con stile? Doloroso sì, ma nulla più di qualsiasi altro doloretto che hai nella vita, tipo nausea, o una bella gastroenterite...ti ho già offerto una tazza di tè?
Dire tutta la verità. Parliamone.
Ho sempre la sensazione che, ogni volta che racconto la mia esperienza di parto e sono crudemente onesta e sincera con la mia interlocutrice, ecco che le possibilità che quella persona pensi di procreare si riducono al minimo. Se è già incinta probabilmente si farà di Valium alla prima doglia. E il mio sinceramente è stato un parto abbastanza rapido e privo di complicazioni.
Eppure, davvero, che dire? In fondo non è che vado in giro gratuitamente a spargere il verbo. No, è un racconto solo ed esclusivamente su richiesta. All'inizio mi tengo vaga, ma poi fanno domande, incalzano, vogliono i dettagli più orridi anche se le vedo sbiancare e impallidire.
Ho sempre detestato, quando ero incinta, quelle che, lo chiedessi o meno, ti propinavano le loro esperienze splatter di parto. E adesso mi ci ritrovo io, e nemmeno lo voglio.
Il punto che sfugge è che, per la mia esperienza, unica ed irripetibile, sì, fa male. Tanto. Un male cane, se vogliamo dirla. Ma è anche un dolore accettabile, e svanisce davvero tutto in un attimo appena il bambino ha abbandonato la nave. E non perché l'amore materno ti riempie talmente che dimentichi e non pensi. Sì, due secondi dopo. ma sul momento, è solo fisiologico. Perché il dolore non è quello di una ferita o di una malattia, non ha strascichi, serve solo a quello, all'espulsione, e una volta che il carico è fuori bordo basta, fine. E anche il dopo, la parte medica, i punti e quant'altro...vabbè, non è la fine del mondo, andiamo.
Cioè, ve la siete andata a cercare no? Avete voluto il bimbo, spero, e lo sapevate a monte. E adesso perché cavolo dovete terrorizzarvi da sole richiedendo nel dettaglio la sensazione dei punti in caso di episiotomia o di quando ti controllano internamente per verificare che tutta la placenta sia fuori?
Insomma, bevetevi quella dannata tazza di tè, e non ci pensate!
2 commenti:
è bello quello che scrivi, e terribilmente vero. è doloroso e difficile, la cosa più difficile che abbia mai fatto. ed è vero che appena il bimbo è fuori passa tutto e non solo per la gioia di averlo finalmente fra le braccia e guardarlo negli occhi... passa perchè la causa del dolore è passata. io penso però che non si parli abbastanza del fatto che esiste un modo non dico per semplificare, ma per alleviare le sofferenze e vivere in maniera un po' meno dolorosa questa esperienza. si chiama epidurale. non è che poi diventa una passeggiata, non è che poi non senti niente, non è che poi non fai più sforzi o non senti più le lacerazioni. ma almeno non hai quel dolore forte delle contrazioni e riesci a riprendere fiato prima dell'espulsione. il fatto che si faccia terrorismo psicologico sull'epidurale e soprattutto che sia offerta in pochissime strutture in questo paese è da medioevo.
Non so che dirti, onestamente. L'epidurale è una bella cosa, e al mio corso pre parto è stata dipinta bene, e non ci è stato fatto terrorismo psicologico...però nonostante tutto, a me non andava di farla, non so spiegarti il perché. Comunque, va da sé che dovrebbe essere prevista e pronta all'uso in tutti gli ospedali, non solo in alcuni, in modo che le donne possano liberamente scegliere. Per dire, dalle mie parti, mamme che avrebbero voluto farla hanno rinunciato perché veniva proposta solo in un ospedale dove però non tutte volevano, o potevano, andare, per svariati motivi. Questo non è giusto. L'importante, in tutte le cose, è poter scegliere.
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