Certo, l'immagine di un uomo e di una donna seduti a un tavolino che stilano liste di pro e di contro, di sì e di no è un tantino squallida e deprimente. Quel che intendo dire è che il desiderio di divenire famiglia, sposandosi o andando a vivere insieme, e soprattutto quello di avere uno o più figli, deve essere sentito, compreso, condiviso da ambo le parti.
Le nostre discussioni a proposito sono durate parecchio. Io volevo, ma lui ancora no, poi le parti si sono invertite molte volte, e sono state infinite discussioni fatte di "Adesso no, siamo in affitto, e il lavoro? Non siamo pronti, aspettiamo,ancora un po'...ma sei sicuro/a? Ma sì, ma no, forse, ecco dunque..."Già, perché nelle condizioni di oggi oltre al desiderio personale e partecipato della coppia, prima di mettere un cantiere un piccolino è uso comune(non di tutti ma di tanti)di fare considerazioni circa la stabilità del lavoro(quasi un'utopia oggigiorno), la sicurezza di una casa, varie ed eventuali di tipo socio-economico. Non esagero. Al corso pre-parto eravamo solamente in due sotto i trent'anni. L'età media era trentatré-trentaquattro, e sto parlando di primo figlio. Quando la dottoressa ha domandato le ragioni, solamente una persona ha candidamente ammesso che fino a quel momento non aveva voluto figli, non aveva provato nessun afflato di maternità. Per tutte le altre la filastrocca oscillava tra"Abbiamo aspettato di avere qualche anno di mutuo alle spalle-di avere un contratto a tempo indeterminato e finalmente è arrivato-di avere contratto indeterminato che però non arriva mai e io ho già trentaquattro anni".
Nonostante lo avessimo pianificato e deciso, l'istante in cui la doppia linea è apparsa sopra al test di gravidanza è stato spaventoso. Dopo, riemersa dal bagno e condivisa la notizia con la Metà-della-Mela, tutto è diventato gioia indescrivibile, ma i primi minuti seduta sul bordo della vasca ho avuto una grande paura. Perché non me lo aspettavo. Al primo tentativo, appena smessa la pillola dopo due anni e mezzo di assunzione proprio no. Chissà quanti tentativi ci vorranno, ci eravamo detti ridendo, pronti al gran "sacrificio" di impegnarci nel concepimento(la parte più divertente di tutta la gravidanza). E invece, il Piranha era lì, sotto forma di due linee.
Ho avuto attimi di ansia per tutta la gravidanza, e anche ora, nove mesi dopo il parto, di tanto in tanto, arrivano. Perché la mia identità si è arricchita, da donna e compagna sono diventata anche mamma, ma mettere in equilibrio le tre parti è un gioco assai complesso. L'identità mamma è prepotente, arrogante e iper impegnata e cerca sempre di prevalere sulle altre due. Dovrei accettarla, accoglierla e comprendere tutti gli arricchimenti personali che il mio nuovo status porta con sé, ma per me è molto dura. Non sempre, ma qualche volta lo è.
E c'è la paura di non riuscirci. Abbiamo progettato a grandi linee il nostro progetto-famiglia:come agire, cosa trasmettere, cose da evitare, cose che vogliamo condividere. Condividere i valori, i principi e, nel quotidiano, le regole che desideriamo comunicare e trasmettere all'erede è importantissimo. Deve essere davvero difficile crescere un bambino senza che i due genitori abbiano chiari e in comune i principi educativi da adottare e ancor di più le emozioni e le virtù e i valori che vogliono insegnare al loro piccolo.
Ma a volte le buone intenzioni non bastano. E se non bastassero in futuro?
Per fortuna non mi posso lamentare della Metà-della-mela, che pare essersi calato nel ruolo di babbo in un battibaleno, ed è davvero di aiuto, sia dal punto di vsta pratico che di supporto morale. Il viaggio è lungo e burrascoso, ma abbiamo una rotta e cercheremo di seguirla fino in fondo, apportando eventuali modifiche dovessimo incontrare tifoni o iceberg, ma con la meta ben chiara in testa.
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3 commenti:
mi piace quello che scrivi. E soprattutto sono d'accordo con te!
Che dirti. L'ho appena scritto in un altro blog, mettersi in gioco è sempre una prova di maturità. Farsi domande, anche.
Penso che continuando così sarete dei bravi genitori!
@Ska: visto che condividi, posso solo ringraziarti del tempo speso in lettura!^^
@Bis, grazie delle parole di fiducia! Di certo ce la metteremo tutta. penso che, allargando l'orizzionte, in generale chi non si pone mai domande sul proprio operato, sulle proprie scelte e decisioni, o è uno sciocco o un arrogante.
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