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Stamattina la mia ginecologa, mitica donna sommamente esperta, mi ha fatto entrare di soppiatto in ospedale alla fine del suo turno di notte(verso le 8 circa) e mi ha fatto un'ecografia aggiuntiva gratuita, solamente che stavolta me l'ha fatta con il famigerato 3D. Ne avevo sentito tanto chiacchierare che alla fine, l'ultima volta che l'avevo vista, le avevo timidamente chiesto se era possibile farsene fare una all'ospedale, magari quella prevista dal protocollo per il terzo trimestre, e lei molto candida mji conferma non solo che è possibile, ma che l'avremmo fatta prima, perché più il bimbo cresce più è difficile. Così stamattina, allo scoccare delle 28 settimane, ecco realizzato il nostro desiderio.

L'ospedale alloe 8 di domenica mattina è più silenzioso di una cattedrale, e ti induce a camminare in punta di piedi e a parlare sottovoce anche se non ti trovi in reparti e quindi vicino ai pazienti. Ciondolando dal sonno, scoviamo la stanzetta dei medici di guardia e la mia gine. Si comincia. Quasi quasi mi aspettavo gli occhialetti bicromatici come al cinema.

Ahi, il macchinario non si accende. E ti pareva. Sono già anche stesa e ingelatinata. No, aspetta, tutto risolto. pronti, un bel respiro e via.

Sono sempre emozionata e impaziente, alle ecografie, visto che, anche se lo sento costantemente, sono le sole occasioni che si hanno in gravidanza per farci quattro chiacchiere guardandolo negli occhi. Ma la sensazione di vedere non una macchia grigio chiara, ma un visino, un volto vero mi ha fatto più sensazione di qualunque cosa abbia mai visto in vita mia. Non so, ha aggiunto un nuovo livello di consapevolezza, potrei dire. Il paragone è sicuramente assurdo, ma credo sia stato come incontrare faccia a faccia qualcuno con cui finora si è solo chattato. Con la differenza che è il qualcuno più unico e speciale della mia vita.

Dormiva (poverino, aveva fatto lui pure la notte, che cos'è la vita senza le capriole notturne? ) tutto raggomitolato, con le braccia sotto al volto e purtroppo il cordone ombelicale che gli passava davanti, ma insomma siamo riusciti a vederlo. Gli occhi, il naso come quello del suo babbo, la bocca come quella di Nonno Ciccio (aka mio suocero), l'ha aperta per un momento, si un po' mosso, ma non si è svegliato.

Alla fine, credevo che questa occasione di vederlo chiaramente mi avrebbe appagata, invece mi sento ancora più impaziente di prima. Ma siamo solo alla ventottesima settimana, la strada che dobbiamo fare è ancora lunga.

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