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L'onore e l'onere

Si fa presto a parlare di compiti del genitore.
Con il Piranha quasi dueenne ai compiti prettamente "Pratici" vanno sempre più affiancandosi ed affermandosi quelli "Astratti".
Quelli Pratici riguardano ovviamente tutto quello che è cura e igiene della persona, a partire dal pannolino passando per il naso colante, il neonatale rigurgito schifoso, le mani sporche da tocco tutto e metto in bocca per finire al bagnetto, e ultimamente al lavaggio denti e alla cura della chioma. Poi ovviamente il problema di approviggionamento alimentare, che include i mille e uno stratagemma(puntualmente falliti tutti) per fargli assaggiare cibi nuovi, specie verdure e frutta, e i paletti da mettere su quello che ancora non può(o comunque preferisco che non)mangiare. La nanna, e l'abbigliamento.
Cose Pratiche, appunto. Fin qui, più o meno, è tutto semplice. A parte qualche piccola effrazione nonnesca(tipo porzioni alimentari o biscotti fuori pasto) sulle quali si può agilmente chiudere un occhio, la faccenda è relativamente semplice. A volte si scala un Everest di capriccio, o altre volte si affrontano tanfi nauseabondi con coraggio dantesco, ma vabbè.

Sono le cose Astratte che mettono in crisi i genitori. Cose tipo:Educazione, Regole, Valori, Principi, Indipendenza. Con tutto il corollario fatto di "Sì" e "No" e insegnamenti morali, indottrinamenti più o meno velati e più o meno volontari, questo sì e questo no, oddio farò bene, faremo male, quale sarà la cosa migliore?

Anzitutto devo confessare che sono fiera di me e della Metà-della-Mela, sotto questo punto di vista. Complice la sua presenza fissa in casa da un anno a questa parte, vista la mutua, va a finire che l'educazione e la crescita del Piranha lo vedono molto coinvolto. Ma non solo. Fino ad adesso, ci siamo trovati d'accordo, in linea di massima, sui No e sui Sì, e non è mai, e dico MAI, capitato che un mio No fosse da lui trasformato in Sì e viceversa. Magari qualcosa da lui fatto o non fatto, detto o non detto, non mi è piaciuto, o viceversa, ma ne abbiamo parlato tra di noi in privata sede. Una sede che una volta, complice la presenza del letto matrimoniale, era destinata a ben altro uso, e che adesso invece viene utilizzata per discussioni di alta pedagogia. E vabbè. Fin qui i compiti, Pratici e Astratti, son stati equamente divisi(allattamento al seno a parte, ça va sans dire), ed è una cosa che mi soddisfa parecchio. Il Piranha è molto appiccicoso con me, ma si trova davanti due persone egualmente capaci di farlo giocare o di sgridarlo o di porre paletti. Non c'è un genitore ludico e uno severo, uno a cui guardare per le coccole e uno per l'autorità. Almeno fin qui, allo sbocciare dell'era dei capricci.

Quel che mi ha attratta del tema di questo mese, sono state due parole: indipendenza e responsabilità.
L'indipendenza del Piranha si fa ogni giorno più manifesta. Qualsiasi gesto o incarico, sia o meno alla sua portata, vuole essere svolto in autonomia. Lavarsi i denti, pettinarsi, salire le scale,dar la pappa al gatto, trasportare la sedia fino al lavandino per potersi lavare, macinare il caffè, aprire e chiudere la porta etc. Ciò però da' adito a capricci, perché naturalmente questo afflato d'indipendenza si traduce in un: Faccio come mi pare. Ovviamente non è possibile.
Secondo me, il compito del genitore sta nell'incoraggiare il più possibile autonomia e indipendenza pur mettendo, allo stesso tempo, pochi paletti flessibili e una certa quantità di muri inamovibili, in modo che quest'indipendenza abbia un limite, che si capisca che la propria persona finisce dove inizia qualcos'altro, che adesso è l'autorità di mamma e babbo ma dopo sarà il rispetto per l'altra persona e per le regole del vivere civile. Perciò, cerco di avere rispetto della sua personalità e delle sue decisioni: per questo, per esempio, non lo costringo a mangiare. Certo, le verdure fanno bene, e continuo a cercare modi alternativi al passato di verdura per fargliele mangiare, ma non mi sento di instaurare una regola che dichiara: si mangia un cucchiaio di tutto per forza; chi sono io per non rispettare quella piccola persona in divenire che è mio figlio? Va da sé, tutto però si assaggia, almeno. Altrimenti, per punto preso, è un capriccio e basta.
Per questo, lo incoraggio a finire i compiti che si è accollato anche quando magari a metà si stufa o si stanca, e mi sorride e dice "Mamma", come a dire:"Finisci tu". Esempio tipo? Mangiare con la forchetta. L'ha voluta alla disperazione, ma a metà pasto si scoccia e vorrebbe tornare a essere imboccato, il pigrone. O a mangiare con le mani. E invece nada, finisci la carne con la forchetta da solo.
Ovviamente non son tutte rose e fiori, e nonostante i buoni propositi, capita che mi arrabbi, che perda la pazienza, che conceda uno strappo a una regola, che alzi la voce o sbagli o discuta qualche minuto con la Metà-della-Mela vicino al Piranha, ahimè. Anzi, probabilmente molte delle regole che cerco di dare sembreranno sbagliate ad altri genitori, e magari lo sono, sono umana e fallibile come tutti. Ma me ne prendo la responsabilità.

Responsabilità, appunto. Quali sono le responsabilità dei genitori? Avere cura dei figli, ovvio. Ma quella che fa più paura è la responsabilità di avere per le mani persone in potenza, in attesa. Hanno già una loro personalità, ma buona parte del loro valore futuro, etico, sociale, caratteriale, concreto, scaturirà da come noi avremo impostato la loro crescita. Buona parte, non tutto. Non tutto ciò che di positivo e di negativo ha una persona deriva dalla sua educazione, per me. Ma è comunque un bel peso. Per questo ci si chiede di continuo se stiamo agendo bene o meno. Ci si consulta con i nostri, di genitori, o tra amiche, o in rete, sui blog per mamme, sui siti riguardo ai bambini, si cercano manuali, si comprano libri, si ascoltano le storie degli altri e ci si sforza di pensare alla questione da ogni aspetto, logico, razionale, emotivo, sensoriale, che spesso poi non vanno d'accordo tra loro. La cosa fantastica e terrificante allo stesso tempo è che non esiste un vero e proprio metodo univoco per tutti. Al di là di qualche cosa di buon senso(del tipo, non insegnare i mille e un modo per assassinare una persona o frodare il fisco), il resto è tutta improvvisazione personale. Bel casino.

Si ha l'onore e il privilegio, e il fardello, di assistere alla crescita di una persona. Un individuo staccato da noi ma dipendente da noi in molte cose. Prima molto fisicamente e meno emotivamente, poi la proporzione cambia e s'inverte. Noi siamo l'autorità e l'esempio. Della serie, levati le dita dal naso che il Piranha ti guarda.
Sotto questo punto di vista, forse, sono loro che educano noi, perché - spero - ci spronano ad essere migliori, nelle piccole e grandi cose, perché lo sappiamo che ci guardano, ci ascoltano, e ripetono, e imitano.
E' una gran bella sensazione di appagamento quando lo vedi andare incontro fiducioso agli altri bambini, socievole e allegro. Pensi, lo avrà appreso da noi, glielo avremo insegnato noi, trasmesso noi, mostrato noi.
E quindi vogliamo essere ancora migliori. Essere un buon esempio, perché lui abbia solo valori positivi da assorbire.
Cresciamo con lui. Miglioriamo per lui.

Favoloso.

Questo post partecipa al Blogstorming.

Scambio d'identità

Cioè, ma ancora? E' da quando aveva pochi mesi in carrozzina che lo scambiano per una bambina.
"Ma che bella bambina!" Facevano vecchiette e passanti.
"Grazie, è un maschietto..." Ribattevo io sorridendo.
"Proprio bella questa bambina!" Perseveravano.
"Grazie ma, ehm...è un maschio." Cercavo di chiarire con tatto.
"E come si chiama quest'amore di bambina?" Chiedevano imperterrite e impenitenti.
"*******." Col tono di "Ah! E adesso?"
"Allora è un maschietto!" Stupore massimo.
"Già." Sto cercando di dirvelo da un'ora.
"No, è che è così bello che sembra una femminuccia..." Ma perché, i maschi son tutti degli scorfani? E poi, se ha la copertina e le lenzuolina celesti...intendiamoci, non che io sia per l'azzurro a ogni costo, anzi. Ho sempre cercato di limitare il blu e l'azzurro nel suo guardaroba, ardua impresa, tra l'altro. Quando è nato avevo portato con me tre completi, uno bianco, uno verde mela e uno giallo pastello. Tiè. Però è anche vero che i neonati non si distinguono. Se vestite un lattante di bianco e lo piazzate in mezzo a una piazza, avrete dieci persone che credono sia maschio e altrettante che sia femmina. per cui cercavo magari di mettergli qualcosa di tradizionalmente maschile, tipo lenzuola bordate di celeste, oppure calzini blu e azzurri senza trine, o anche, ogni tanto, tutine blu o azzurre.

Passano i mesi, e adesso il Piranha sta per compiere due anni. Cioè, adesso si distingue. O no?
"Guglielmo, fa' passare la bimba, vedi che vuol salire sullo scivolo?"
"Che bella bambina! E quanti anni fai carina?"
"Desiderata, lascia giocare la bambina!"
"Che belle guanciotte che ha questa bambina!"
"Augusta, guarda, c'è una bambina come te! Vai a giocare con lei!"
"Gennarino, no! Lascia giocare anche la bimba!"
"E come si chiama questa bimba così carina?"
Al che, ovviamente, tutti si zittiscono e poi escono nella solita frase.
"Ah, scusi, ma sa...è così bello che sembra una bambina."
Va bene, grazie del complimento, son contenta che lo crediate un bel bambino...ma che diamine vuol dire? Le femmine son tutte angioletti divini e deliziosi, e i maschietti invece son dei rospi in attesa del bacio? Che poi, dico, magari chi esce in questa frase dai misteriosi significati, spesso ha a sua volta un figlio maschio che sta giocando a due passi da noi. Allora il tuo è un mostriciattolo? Che cavolo vuol dire!

Che poi, a parte che adesso si distinguono, anche in viso, secondo me...ma sia pure. Il fatto è che a 23 mesi l'abbigliamento non lascia più spazio agli equivoci, come poteva succedere da neonati. A quest'età, gli indumenti son già nettamente distinti. Con mio grande rammarico, è difficilissimo trovare pantaloni o felpe o magliette stile tuta da ginnastica che non siano blu-grigie (Tristissime!!!! Abolitele! facciamo un referendum?)o al massimo verdi. Le magliette o le felpe hanno quasi tutte stampe stile college inglesi, con scritte e finti stemmi. I pantaloni spesso hanno bande laterali come le vere tute da ginnastica. Sono praticamente banditi altri colori, con l'eccezione del rosso(ma spesso associato al grigio o al blu). Fanno eccezione solo le t-shirt: l'anno scorso, per il suo compleanno ci hanno riempito, e ce n'erano di gialle, arancioni, rosse, azzurre, verdi...
Il punto è:quale genitore vestirebbe la propria bambina con jeans classici blu senza neanche un orlo o una gala, scarpe da ginnastica anonime marroni, e una classica felpa stile college con cappuccio blu e grigia, magari col suo giacchetto di pelle sopra? Ho notato che per fortuna ci sono bambine vestite in jeans e maglia, ma anche qui non si è resistito ad avere magari sulle scarpe da ginnastica nere un piccolo strass o un fiocchetto, o una banda rosa pastello sul lato dei jeans, o una stampa floreale chiara sulla maglietta grigia...insomma, la femminilità salta sempre fuori. E perciò, tornando a monte, non distingui? Per carità, è un equivoco da poco, che fa sorridere, però mi fa ugualmente pensare.Visto che per recuperare maglie diverse da quelle stile college(ho trovato a un banco del mercato che vende merce a stock una maglietta primaverile verde bosco con una stampa di alberi, e ho ballato la Waka-waka lì seduta stante.)o tute che non siano blu o grigie(Evviva Decathlon! Lì ho trovato il verde acceso della sua infanzia!), mi fa sorridere che nonostante tutto lo scambino per una femmina, e solo perché ha un bel viso.