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Passioni


Buona Pasqua. Speriamo che Pasquetta domani preveda un tempo e un clima più miti.
Colgo l'occasione di questa serata tranquilla per mettere per iscritto una riflessione che mi ha colto qualche giorno fa.

Come tutti, anche io ho i miei hobby, passatempi, e grandi passioni.
Amo svisceratamente leggere, per lo più libri fantasy o di fantascienza. Leggo anche fumetti, per lo più manga ma anche americani o italiani, e di svariati generi.
L'altro giorno(tipica espressione locale per indicare un periodo di tempo compreso tra l'altro ieri e due secoli fa)sono stata alla mia fumetteria di fiducia, e siccome non ero di fretta ed ero sia husband-free che child-free, mi son dilungata in chiacchiere col proprietario. Ed è scappata la battuta circa una certa serie a fumetti mooolto lunga. E ci siamo detti:"Di questo passo farà prima il Piranha a imparare a leggere che l'autore a terminarla".
Poi, sola, in auto, ci ho ripensato.
Chi ha detto che il Piranha sarà un avido lettore come me? Che gli piaceranno nel caso i fumetti che leggo io?
Chi ha deciso che vorrà vedere al cinema ogni film fantasy o di fantascienza?
Che sarà appassionato di moto come La-Metà-della-Mela, o che da grande leggerà Harry Potter e il Signore degli Anelli, ascolterà musica celtica, verrà con me al Lucca Comics, sarà un devoto di giochi di strategia e di simulazione?
O che sarà un fanatico dell'informatica come il nonno, o un brillante e dedito cuoco come la nonna?

Mi chiedo, quanto delle nostre passioni ci viene trasmesso geneticamente, o per osmosi nell'ambiente familiare? Mio padre divora libri e fumetti come un coniglio le carote. A mia mamma piace parecchio, ma lei predilige gialli. Quando ho imparato a leggere a cinque anni avevo già un fratello di dodici che andava a scuola, studiava e leggeva leggeva e leggeva. Era ovvio che sarei diventata pure io un'appassionata o è una questione anche di indole, di predisposizione genetica?

Oppure ai figli si fa il lavaggio del cervello? Qualche sera fa, ho messo un cd in salotto, ed era la colonna sonora de Il Ritorno del Re. Scherzando, ho scritto su FB che i bambini vanno plasmati fin da piccoli. Ma quanto questo è uno scherzo?

Certo, mi commuovo già all'idea di condividere con il Piranha le cose che amo di più. M'immagino già, tra qualche anno, leggere assieme un libro, oppure parlare del medesimo titolo. Andare assieme al cinema godendoci alla pari lo stesso film. Giocare vicini sul divano all'ultimo videogame della saga di Final fantasy. Scambiarci i fumetti, e poi salutarlo perché se ne va al Motorshow col suo babbo.
Ma non voglio legarlo. Non voglio modellarlo. Se dovesse adorare il punk, anche se io lo detesto, andrebbe bene. Se preferisse giocare a scacchi, o a carte, o andare sullo skateboard, o imparare la meditazione orientale, mi andrebbe bene comunque. Mi ferirebbe molto non condividere con lui il mio amore per la lettura, anche perché penso che sia oggettivamente una gran perdita personale, non amare i libri. Però andrebbe benissimo lo stesso.
Ma come fare? Posso incoraggiarlo a provare cose diverse e variegate, ma allo stesso tempo in casa nostra, con una certa musica di sottofondo, una schiera infinita di tomi sulla libreria, la spada medievale appesa al caminetto, le visite a tutta una serie di sagre e feste a tema, gli argomenti di conversazione di un certo tipo tra me e La-Metà-della-Mela..., è difficile non assorbire. O no? Dopotutto, quando si tratta di principi educativi e valori morali, ho sempre saputo, sentito dire, e anche sostenuto, che quel che conta di più, che forma di più, è l'esempio della propria famiglia.
Quindi?
Quale è la proporzione tra inclinazioni naturali e instradamenti più o meno consapevoli?
Se ci penso inizio a sentirmi un po' di pressione addosso.