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Bagno, acqua, mare e piscina.


E così, abbiamo portato il Piranha in piscina. Uno penserebbe che l'acqua sia l'habitat naturale per un bimbo così soprannominato. Invece la storia del rapporto Piranha-acqua è costellata da diverse false partenze.

Da neonato il bagnetto era per lui fonte di crisi di pianto. Bastava che si accorgesse dello spostamento tattico del fasciatoio dalla cameretta alla stanza da bagno per mettersi a urlare, e non smetteva finché non era asciutto, impannolinato, vestito, messo in diversa stanza e il fasciatoio non fosse ritornato alla sua giusta collocazione.l Roba da carabinieri. nel senso che temevamo che i vicini li chiamassero. "Scusi, quella giovane coppia che abita sopra di me sta ammazzando il figlioletto". Per dire.

Verso i 4-5 mesi la cosa ha iniziato a migliorare gradualmente. I pianti son diminuiti e infine sono cessati, il sorriso è apparso, e alla fine il bagnetto è diventata cosa gradita. Ludica anche. meno male.

L'estate scorsa, grande abbastanza in quanto unenne e passa, abbiamo incontrato il mare, questo grande e salato sconosciuto.
Amore al primo sorso. Meno male che non abbiamo conosciuto anche la salmonella e vari virus gastro-intestinali, consequenzialmente.
Sguazzava, rideva, beveva, si tuffava sott'acqua, e voleva giocare solo seduto col sederotto a mollo.

Quest'inverno, inspiegabile passo indietro. Visto che la vaschetta non lo conteneva più, provai a fargli la doccia(quella abbiamo). Niente. terrore. con le porte chiuse né con le porte aperte e nemmeno assieme alla sua mamma. Ok, niente panico. Abbiamo comprato una tinozza per i panni adatta a lavare i vestiti di un gigante. Il Circo Orfei ci ha lavato il tendone. Tuttavia, anche se non piangeva, non voleva saperne di sedercisi. Faceva il bagno in piedi, inondando me e la stanza da bagno. E rischiando di scivolare. Non ho mai capito perché, considerando quanto aveva amato starsene immerso fino al collo e addirittura tuffarsi sotto al mare.

Ma adesso finalmente quest'ultima mania/fobia è passata. E così arriviamo alla piscina.
Prima ho convinto La-Metà-della-Mela ad andare, che così si rimette un po' in forze e si ritaglia un'oretta per sé(da quando è iniziata questa storia della malattia, ovviamente e giustamente, abbiamo vissuto incollati, prima per via del ricovero, delle terapie e del recupero fisico, e adesso che sta meglio semplicemente perché non lavora e abitiamo insieme...ma ?). Poi mi sono anche autoconvinta. Sì, perché a me la piscina non piace. La preparazione prima è troppo lunga(borsa con cambio, ricorda le monetine per il phon, e le ciabattine, la busta extra dove riporre costume e cuffia bagnati, fermacapelli asciutto per sostituire quello che indossi in vasca, eccheppalle...), gli spogliatoio son più caldi della bocca dell'Etna in eruzione, e poi la doccia dopo, e asciuga i capelli e vestiti mentre sei ancora umidiccia e sudaticcia...Ma tant'è. Mi autoipnotizzo e andiamo.

Il Piranha ha la sua borsa personale con tanto di fauna marina(un must negli ultimi giorni, diventerà un biologo marino). Nella mia borsa già stra carica aggiungo un asciugamano da stendere sul fasciatoio pubblico, e poi il suo delizioso poncho accappatoio coordinato ai mini boxer(Tom&Jerry rule!), pannolino di ricambio, shampoo apposito e si va.

L'impatto con lo spogliatoio?
"Mamma, p'ura!" Tradotto:mamma, paura.
E quando lo spoglio, gli metto il costumino e ci avviamo?
"Mamma, p'ura!"
E quando arriviamo alla vasca bassa e calda per i piccoli?
"Mamma, p'ura!"
E così io entro e La-Metà-della-Mela me lo passa. E il Piranha mi si avvinghia al collo tipo boa costrictor. E io lo faccio saltellare, e gli sorrido, e faccio gli schizzi con le manine, e tiro fuori tutti i suoi giochi, lo squalo, la foca, il granchio e il pinguino. Niente. Non ride, non si stacca, non si muove. Pazienza, mi dico, lo porto via. Esperimento fallito.
Ma poi, altri bambini, più grandi, iniziano a battere i piedi e sollevano un muro di schizzi, ridacchiano e gli vanno vicino. E lui ride e ride, e si rilassa.

E si comincia a sguazzare, e poi a battere anche lui i piedi. E poi tira lontano il pinguino o il granchio, e ci tuffiamo per riprenderlo. Gioco con lui a schizzare l'acqua con le manine. E quando alla fine lo convinco a uscire e torniamo nello spogliatoio, fa la doccia con me senza protestare. Poi, da vero maschio, è pronto prima di me e mi aspetta fuori con il suo babbo mentre io mi asciugo e mi vesto.

E anche la seconda volta va benone, così mi procuro braccioli(e finalmente smetterò di fare pesistica anziché piscina)e sandaletti(non intendo coltivare funghi). E pregusto già l'estate che sta arrivando, e i bagni al mare. E quest'anno ci sarà anche La-Metà-della-Mela.

E il Piranha, adesso, finalmente, apprezza a pieno il suo habitat naturale, l'acqua.

Prospettive


Tra poco sarà la festa del papà. L'anno scorso, scrissi un biglietto alLa Metà-della-Mela da parte del Piranha. Quest'anno sto organizzando un vero e proprio regalo da parte sua, anche se non posso ancora scriverlo qui, naturalmente. L'avvicinarsi di questa festa mi fa un po' riflettere. Mi sono resa improvvisamente conto di quanto il mio punto di vista nei confronti della vita, a tutto tondo, sia stato modificato dall'esperienza della maternità. prendiamo la festa del papà, e poi della mamma. Prima eran sempre stati eventi in cui ero io a dare e ad augurare. Adesso mi ritrovo dall'altra parte. 'è qualcuno per cui sono "mamma" e che quindi mi festeggia. Una sensazione più esaltante di avere il proprio compleanno fatto festa nazionale. Certe canzoni adesso parlano di me, come mamma. Prima no, potevo solo ascoltarle e dedicarle. Per dire, Bennato, Viva la mamma.

E poi l'approccio pragmatico, chiamiamolo così. Son sempre stata piuttosto suscettibile riguardo a determinati atti di maleducazione se non addirittura d'inciviltà. Per esempio mi ha sempre dato fastidio il "parcheggio selvaggio", quando posteggiano in pieno passo carrabile o peggio, nei posteggi riservati ai disabili. Adesso però la faccenda ha raggiunto gradi di sensibilità maggiori, e noto cose che magari prima non notavo. per esempio, mi ribolle il sangue quando noto auto posteggiate non solo lungo strade dove non si può parcheggiare a prescindere, ma oltretutto messe con le ruote sopra al marciapiede e addirittura davanti alle striscie. Così io, col passeggino(ma penso anche alle persone diversamente abili sulla sedia a rotelle, per dire), devo scendere dal marciapiede, affiancare le auto in sosta camminando praticamente in mezzo alla strada, per raggiungere finalmente le benamate striscie e attraversare "in sicurezza". Sicurezza un paio di...
Oppure, adesso che hanno inventato i posteggi rosa al supermercato, c'è sempre qualche metto buon'anima che ci lascia l'auto perché sono i più vicini all'ingresso ed è più comodo. No, dico, hai il pancione? Hai un bambino neonato in carrozzina? No! E allora lascia il posto, brutto cafone! Puoi benissimo camminare qualche metro in più, tu, ometto canuto che non saprà mai quanto sia noioso camminare stile pinguino quando non riesci nemmeno a vederti i piedi dal pancione.
E l'inciviltà al parco giochi? Dico, già è maleducazione e fonte di enorme fastidio quando i proprietari di cani non raccolgono i frutti della fatica intestinale dei loro beniamini(amo i cani, loro si limitano a svolgere una normale funzione fisiologica, spetta ai padroni provvedere, dato che son dotati di pollice opponibile e sacchetti appositi)...ma poi proprio a un passo dalle altalene li devi portare? Cavolo, il parco è largo un chilometro, portali all'estremità opposta, non a mezzo metro dallo scivolo!

E anche le prospettive emotive sono diverse. Certi film, o peggio, certi fatti tragici di cronaca che coinvolgono bambini, mi hanno sempre colpito. Ma adesso li vivo con intensità dolorosa, con un nuovo livello di coinvolgimento. E anche le emozioni positive sono più potenti. Saranno ancora gli ormoni? Mi commuovo facilmente, per un bacio, un abbraccio, o quando il Piranha impara la parola "Amici", sostantivo plurale di meraviglioso significato, e me lo immagino adolescente e poi adulto, in mezzo a una piccola compagnia di amici fidati, anche solo tre o quattro, ma veri e profondi come i miei.

Le prospettive sono diversissime, da 21 mesi a questa parte, e non solo quelle economico-materiali. La maternità mi cambia ancora, quotidianamente, perché la me stessa mamma e di conseguenza la me stessa donna, mutano ed evolvono assieme al Piranha. Quel Piranha vivace e mai fermo, e adesso neanche mai zitto, che a quanto pare mi ha sconvolto la vita più a fondo di quanto una s'immagini quando ancora è pancia-dotata.