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La Gente che Urla

Oggi è il compleanno del nonno C., e per festeggiare ieri siamo andati tutti a pranzo al ristorante:noi tre, nonni, zio e zie e cuginetto. Il Piranha è stato davvero bravo, un po' nel suo seggiolone, un po' in braccio a destra e a manca. Ha mangiato un bel po' di pane, ha piluccato con certosina diligenza un cucchiaino di parmigiano grattugiato, ha copiosamente inondato di saliva il dinosauro del cuginetto, e ha assaggiato un micro pezzetto di pecorino che lo ha fatto sorridere per cinque minuti di fila.

Passata ampiamente l'ora della nanna, ha resistito con spartana determinazione, continuando a elargire sorrisini, ciao ciao con la manina, risatine, smanaccate varie. Alla fine però non ha più retto, e abbiamo dato il via all'operazione "addormentamento nel casino e senza lettino".
Sono uscita dal ristorante, in cerca di un po' di quiete, l'ho avvolto nella copertina per ripararlo dal vento senza dovergli mettere la giacca, e l'ho un po' cullato. Dopo dieci minuti era ancora lì che si dimenava e si strusciava gli occhi piagnucolando, a caccia del sonno. Normalmente lo addormento nel lettino. Quindi ho deciso di metterlo nel passeggino con schienale orizzontale, e iniziare lì la trafila dell'addormentamento fatta di mano che stringe la sua, carezze sulla testa, suoni calmanti vari.
Al principio, il Piranha non voleva saperne e cercava di rialzarsi. L'ho trattenuto giù con ferma dolcezza, o con dolce fermezza, e via, pianti a non finire. Infine si è calmato e ha iniziato a chiudere gli occhi.

", ma 'ndo stai? No, ma allora sei scemo, è mezz'ora che ti cerco, mortacci tua!"

Tipico esemplare di tamarro con Reiban e scarpe giallo fosforescente che parla al telefonino come se stesse parlando al suo interlocutore all'isola d'Elba. Evidentemente non sa che gli apparecchi telefonici son stati inventati per metterci in comunicazione a distanza SENZA urlare. Per di più collocato a mezzo cm da una carrozzina con bimbo dentro, ma dai...

Il Piranha spalanca gli occhi e scoppia in pianto."No amore, su dai tesoro, shh shh..."
La palpebra cala di nuovo. Un sospirone.ci siamo, sta per addormentarsi.

SBAM! Porta con maniglioni antipanico aperta e spalancata con violenza, orda di fiorentini che esce schiamazzando.
"Che giornata!"
"Che sole!
"Un bimbo!"
"Guarda Ermenegilda, un bambino nel passeggino!"
"Ma che bello! Ermengarda, vieni a vedere bellino il bimbo! Eri piccina così anche tu, sai? Guarda, la mamma lo addormenta!"
Il Piranha risponde diplomatico:"BUAAAAH!!"
"Che bellino! Che gote! Eh, non dorme eh?"

Sì che dormiva! Prima che tu gli rompessi le balle, razza di...
L'orda si allontana festaiola. "No amore, dai su calmati, shh shh..."
Cala di nuovo la palpebra.

La porta sbatte ancora, e di nuovo il Piranha sobbalza e urla.
"Eh, vedi Brunilde, poverina, è già tre volte che gli si addormenta e glielo svegliano..."
"Sì Ademaro, ma anche lei, mettersi ad addormentare il piccolo vicino alla porta del ristorante..."
E dove vuoi che vada, vecchia? Sulla spiaggia esposta ai quattro venti? Dentro tra la tavolata di diciotto e quella di trentasei? In auto sarebbe meglio, ma il passeggino aperto non c'entra sa...
"E dove vuoi che vada, Brunilde? Grazie Ademaro, difendimi! Piuttosto è la gente davvero maleducata! Non vedi che c'è un piccoletto in carrozzina che cerca di dormire? Passa ma non urlargli nell'orecchio."

Grazie Ademaro, ma la cosa vale anche per voi. Vi siete messi a spettegolare a mezzo millimetro dal passeggino.

Infine riesco a addormentarlo. In pratica, sviene. Poveraccio, era sveglio da cinque ore filate, mica c'è abituato. Ha seguitato a dormire anche dentro al ristorante, in mezzo alla confusione.
Però, che gente che gira...
E anche tu, Piranha, dopo questa lotta, potevi anche dormire un po' più di quaranta minuti...

Nove mesi

Con clamoroso ritardo, celebro i nove mesi del Piranha.

I trenta giorni trascorsi tra il compimento dell'ottavo mese e questo nono mesiversario sono stati segnati da due grossi balzi evoluzionistici: la capacità motoria e la dentizione.

Per quel che riguarda la prima abilità, siamo passati da un inerte "dove mi metti sto, perché so solo agitare vanamente i piedini, manco so sedermi da solo, e se finisco a pancia in su son ridotto peggio della famosa tartaruga sul guscio", a un terribile" e adesso sa c***i vostri, perché gattono che faccio le scarpe a Mennea, mi attacco a qualunque cosa in casa, immobile, mobile o semovente e mi metto in piedi con agilità, e te faccio pure qualche passo abbarbicato al divano, tiè!".
Così, da un giorno a un altro.

E in un mese sei passato da due e mezzo a sette dentini, in fase di uscita. Da qui il soprannome Piranha.

Ma sei anche cresciuto mentalmente. Giochi a nascondino. Hai capito che se una cosa sparisce dalla tua vista non è sparita dal mondo, è solo nascosta. Se la mamma si rimpiatta dietro al paracolpi, tu ridi e gattonando la vieni a cercare, e ridacchi forte quando abbassi il paracolpi e la trovi. E se mammina ti toglie di mano un oggetto che non dovresti proprio mordere e se lo piazza dietro la schiena, tu non fai altro che girarmi attorno per venirtelo a riprendere.

La cosa però non funziona con mammina:se mamma sparisce dal tuo campo visivo equivale alla sua dipartita da questo mondo, e sono pianti che nemmeno a un funerale...

Auguri cucciolotto...

Pianificando una famiglia

Decidere di creare una famiglia è il passo più importante che due persone possono intraprendere. Non è una cosa da farsi alla leggera, e sarebbe meglio che non accadesse così, per caso o errore, ma in modo consapevole e cosciente.
Certo, l'immagine di un uomo e di una donna seduti a un tavolino che stilano liste di pro e di contro, di sì e di no è un tantino squallida e deprimente. Quel che intendo dire è che il desiderio di divenire famiglia, sposandosi o andando a vivere insieme, e soprattutto quello di avere uno o più figli, deve essere sentito, compreso, condiviso da ambo le parti.

Le nostre discussioni a proposito sono durate parecchio. Io volevo, ma lui ancora no, poi le parti si sono invertite molte volte, e sono state infinite discussioni fatte di "Adesso no, siamo in affitto, e il lavoro? Non siamo pronti, aspettiamo,ancora un po'...ma sei sicuro/a? Ma sì, ma no, forse, ecco dunque..."Già, perché nelle condizioni di oggi oltre al desiderio personale e partecipato della coppia, prima di mettere un cantiere un piccolino è uso comune(non di tutti ma di tanti)di fare considerazioni circa la stabilità del lavoro(quasi un'utopia oggigiorno), la sicurezza di una casa, varie ed eventuali di tipo socio-economico. Non esagero. Al corso pre-parto eravamo solamente in due sotto i trent'anni. L'età media era trentatré-trentaquattro, e sto parlando di primo figlio. Quando la dottoressa ha domandato le ragioni, solamente una persona ha candidamente ammesso che fino a quel momento non aveva voluto figli, non aveva provato nessun afflato di maternità. Per tutte le altre la filastrocca oscillava tra"Abbiamo aspettato di avere qualche anno di mutuo alle spalle-di avere un contratto a tempo indeterminato e finalmente è arrivato-di avere contratto indeterminato che però non arriva mai e io ho già trentaquattro anni".

Nonostante lo avessimo pianificato e deciso, l'istante in cui la doppia linea è apparsa sopra al test di gravidanza è stato spaventoso. Dopo, riemersa dal bagno e condivisa la notizia con la Metà-della-Mela, tutto è diventato gioia indescrivibile, ma i primi minuti seduta sul bordo della vasca ho avuto una grande paura. Perché non me lo aspettavo. Al primo tentativo, appena smessa la pillola dopo due anni e mezzo di assunzione proprio no. Chissà quanti tentativi ci vorranno, ci eravamo detti ridendo, pronti al gran "sacrificio" di impegnarci nel concepimento(la parte più divertente di tutta la gravidanza). E invece, il Piranha era lì, sotto forma di due linee.
Ho avuto attimi di ansia per tutta la gravidanza, e anche ora, nove mesi dopo il parto, di tanto in tanto, arrivano. Perché la mia identità si è arricchita, da donna e compagna sono diventata anche mamma, ma mettere in equilibrio le tre parti è un gioco assai complesso. L'identità mamma è prepotente, arrogante e iper impegnata e cerca sempre di prevalere sulle altre due. Dovrei accettarla, accoglierla e comprendere tutti gli arricchimenti personali che il mio nuovo status porta con sé, ma per me è molto dura. Non sempre, ma qualche volta lo è.

E c'è la paura di non riuscirci. Abbiamo progettato a grandi linee il nostro progetto-famiglia:come agire, cosa trasmettere, cose da evitare, cose che vogliamo condividere. Condividere i valori, i principi e, nel quotidiano, le regole che desideriamo comunicare e trasmettere all'erede è importantissimo. Deve essere davvero difficile crescere un bambino senza che i due genitori abbiano chiari e in comune i principi educativi da adottare e ancor di più le emozioni e le virtù e i valori che vogliono insegnare al loro piccolo.
Ma a volte le buone intenzioni non bastano. E se non bastassero in futuro?

Per fortuna non mi posso lamentare della Metà-della-mela, che pare essersi calato nel ruolo di babbo in un battibaleno, ed è davvero di aiuto, sia dal punto di vsta pratico che di supporto morale. Il viaggio è lungo e burrascoso, ma abbiamo una rotta e cercheremo di seguirla fino in fondo, apportando eventuali modifiche dovessimo incontrare tifoni o iceberg, ma con la meta ben chiara in testa.

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